Sovente, per diletto, i marinai catturano degli albatri,
grandi uccelli marini che seguono,
indolenti compagni di viaggio,
il bastimento scivolante sopra gli abissi amari.
Appena li hanno deposti sulle tavole,
questi re dell'azzurro, goffi e vergognosi,
miseramente trascinano ai loro fianchi le grandi,
candide ali, quasi fossero remi.
Com'è intrigato, incapace, questo viaggiatore alato!
Lui, poco addietro così bello, com'è brutto e ridicolo.
Qualcuno irrita il suo becco con una pipa mentre un altro,
zoppicando, mima l'infermo che prima volava.
E il Poeta, che è avvezzo alle tempeste e ride dell'arciere,
assomiglia in tutto al principe delle nubi:
esiliato in Terra, fra gli scherni,
non può per le sue ali di gigante avanzare di un passo.
La composizione probabilmente composta tra il 1843 e il 1846 forse come ricordo di un viaggio all'isola Bourbon ha un chiaro significato simbolico. Essa evidenzia la contraddizione tra il volo alto e spiegato degli albatri ( la cui apertura alare arriva fino ai quattro metri ed i cui spostamenti avvengono solo ad alta quota ) e l'impaccio evidente di questi uccelli a muoversi sulla tolda della nave, che pure seguono pazientemente con i loro spostamenti aerei.
Il poeta appare - come l'albatro - goffo, lento, impacciato a muoversi tra la folla, incompreso, sbeffeggiato e deriso per la sua incapacità a condividere i valori di una società che lo condiziona e nega nello stesso tempo l'alto ideale della bellezza poetica. Il poeta appare debole e indifeso quando cala tra la gente comune; immerso nella quotidiana comunicazione è incompreso, tremendamente solo e melanconico.
Tuttavia per il poeta è possibile anche la rigenerazione artistica; egli sa elevarsi al di sopra della realtà, sa vedere le cose con altri occhi, sa volare in alto per trascendere il male umano; sa trasformare in bellezza poetica ( i fiori ) anche le bassezze più atroci della società ( del male ). Il volo è metafora di elevazione, di distacco, di superiorità estetica e morale, orgoglio temerario di saper volgere lo sguardo verso il sole accecante o di saper attraversare immune le tempeste del dolore.
Accanto a questa fiducia se c'è sempre tuttavia la consapevolezza della caduta possibile e quasi immancabile, che riporta il poeta a fare i conti con la sua società, in un rapporto disarmonico che lo riconduce alla solitudine tra una folla nemica.
5 commenti:
l'albatro numero uno è quello di bianca e bernie, altro che baudelaire .
XD
senz'altro.
XD
comunque in baudelaire l'albatro E' baudelaire, non è DI baudelaire XD
... piccolezze 8)
matt XD
corrispondences.
XD
"la natura è un tempio..."
rocs
figazzerrimo 8)
matt
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