martedì 19 dicembre 2006

Pete Doherty

da www.Repubblica.it

"La prigione è come stare all'inferno sulla terra"
Genio, poesia e perdizione
Pete Doherty, l'ultimo maledetto

dal nostro inviato GINO CASTALDO

LONDRA - Il più oltraggioso cantante rock al mondo ci riceve in un albergo fuori mano, in una zona vagamente sordida dell'East End. "Hi!" dice aprendo la porta e porgendo una mano efebica, leggera come una piuma. Malgrado la sua tremenda fama oggi Pete Doherty non spacca bottiglie, non usa microfoni come clave, è mansueto, perfino dolce ("è un miracolo" ci suggerisce l'addetto stampa della sua etichetta, la Rough Trade). Ma le stranezze non mancano. Nella stanza c'è un motorino Piaggio, ("Sì, è italiano, mi piace molto" dice Doherty con l'aria di un bambino che ha appena commesso un'impertinenza). Più che parlare sussurra, sembra dover alzare il sipario da una coltre oppiacea, si raggomitola, si alza, cammina per la stanza, accende il motorino, maneggia una manciata di copie del nuovo album del suo gruppo, i Babyshambles, (sarà nei negozi l'11 novembre, titolo "Down to Albion") che gli cascano per terra. Non sembra vero di essere al cospetto di una vera rockstar decadente.

Da ogni suo gesto si intuisce il perché di tanta dissolutezza: si sente un poeta, libero da costrizioni morali. Pete Doherty sembra uscito da un leggendario passato di cantanti rock fatti di genio e perdizione, è femmineo, magrissimo, lo sguardo illuminato da improvvisi bagliori e poi di nuovo sepolto in una svagata e assente trance. Figlio di un maggiore dell'esercito britannico, a sedici anni ha vinto un concorso di poesia e fa continui riferimenti alla cultura francese. Curiose coincidenze con la figura di Jim Morrison. Doherty è a suo modo delicato, fragile come un giunco allampanato, un viso d'angelo coi denti sporchi e le dita annerite.

Nel primo brano del Cd, "La belle et la bête", una voce femminile canta: "Is she more beautiful than me?". E' la "bella" Kate?
"Chi? Oh sì, è Kate, lei ha una bella voce, una voce meravigliosa. Quando siamo insieme cantiamo spesso, abbiamo registrato alcune cose. Lei è una grande fan dei Rolling Stones. Adesso è occupata, mi manca, ma preferisce non vedermi finché non avrà finito la riabilitazione. Ma sta andando bene, andrà tutto bene".

E' vero che lei conosce il nome di chi ha venduto le immagini rubate di Kate che assumeva droga nello studio di registrazione?
"Sì, lo so, so chi è stato, e del resto l'hanno capito tutti, è uno che era vicino a noi, credevo fosse un amico, ma ora avrà il fatto suo".

Non ne rivela il nome, ma è noto che qualche tempo fa Doherty ha licenziato il suo manager, James Mullord, il quale ha negato ogni accusa, sostenendo anzi di aver sempre protetto Pete come fosse un fratello. Di serpenti ce ne sono parecchi intorno a lui. Con Johnny Borrell, il cantante dei Razorlight, ("Un serpente velenoso" lo definisce Doherty) è finita a microfonate. Col vecchio amico dei Libertines, l'ex socio Carl Barat invece, dopo una saga di scontri, risse, denunce, c'è stato un riavvicinamento. Ma ora Pete ha la sua propria band. "Coi Babyshambles è diverso" racconta Doherty "facciamo sul serio, le cose le vogliamo portare fino in fondo. Non mi ero mai sentito prima così in una band. Ogni volta che salgo sul palco sento una scossa, e non ci sono litigi".

Il nuovo disco, possiamo considerarlo un concept album?
"Non ho idea, ho solo messo una canzone dopo l'altra, di fatto mi devi sparare per farmi raccontare una storia fino in fondo. Però potrebbe essere: il produttore, Mick Jones, ha voluto che le cose venissero fuori spontaneamente e poi le ha messe in un certo ordine".

Pete si interrompe, socchiude gli occhi per un attimo. Mr. Doherty? "Mi deve scusare, abbiamo suonato tutta la notte, qui al piano di sopra, ho portato le attrezzature, abbiamo registrato delle cose".

Mick Jones dei Clash. Com'è stato lavorare con lui?
"Ha avuto molta pazienza, ha sopportato lo scandalo delle foto di Kate sui tabloid, le perdite di tempo, l'arresto, tutta quella violenza dei media, è stato bravo, sì, ci ha lasciato liberi, il disco suona come se fossimo lì, in diretta, è esattamente quello che avevo in mente".

Nel disco si avverte un'atmosfera di totale libertà espressiva. Ma il resto del rock non trova sia troppo compromesso con l'industria?
"Il resto del rock? Non so, c'è molto di falso.... per me il mercato non significa nulla, all'inizio coi Babyshambles registravamo cose a casa mia e le mettevamo direttamente in rete".

E ora?
"Non so, non sono particolarmente connesso in questo periodo".

Bussano alla porta. Appare il direttore dell'albergo, un marcantonio nero, molto compassato. Dice: "Questa è l'ultima notte. Domani devi andartene. Neanche in Africa succedono certe cose": Pete risponde dolcemente poi torna a raggomitolarsi sul divano. "È molto arrabbiato. Mi dispiace molto". Sembra davvero contrito, come se non ne potesse più dei guai che si porta dietro. Del resto è stato anche più volte in prigione e questa esperienza lo terrorizza: "È come stare all'inferno sulla terra. La cosa che più mi dava fastidio erano i rumori. La notte erano tremendi". Tira fuori un rosario nero, lo sgrana, ci gioca, ne ha un altro intorno al collo.

Lei è religioso?
"No, non proprio. Mi piace questo oggetto, mi piace toccarlo".

Nel disco ricorre spesso la parola amicizia, lealtà. È la cosa più importante?
"No, non penso, l'amicizia no, la cosa più importante è l'amore, il vero amore".

(27 ottobre 2005)

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