Marty
Gennaio 2007: Albo mensile #244, Marty. Soggetto: Tiziano Sclavi e Cristina Neri; Sceneggiatura: Tiziano Sclavi; Disegni: Giampiero Casertano; Copertina: Angelo Stano. ♠♠♠♠♠
Julian Kidd è giovane, bello, ricco e molto, molto vendicativo! Non provate ad essere scortesi, con lui… la paghereste cara, facendo una fine poco piacevole, probabilmente bagnata dal vostro stesso sangue! Marty Kevorkian è un pensionato, grassoccio e dall’aria un po’ triste. Di carattere mansueto, vive in un’abitazione modesta e sulla sua agendina ha scritto il nome di un solo amico: Dylan Dog. Può esserci un legame tra due vite così distanti come quelle di Julian e di Marty? E perché Dylan, in questi giorni, è colto da una profonda malinconia?...Terzo albo firmato Tiziano Sclavi —che succede a Ucronìa (#240) e L'assassino è tra noi (#243)— dopo il suo acclamato ritorno del 2006 alla scrittura per l'Indagatore dell'Incubo. E se con il suo primo lavoro aveva lasciato intravedere il suo stile classico senza tuttavia far gridare al capolavoro e col secondo era riuscito a dividere le opinioni dei fan dylaniati tra chi gridava al capolavoro e chi al plagio meschino, con questo Marty possiamo affermare senza esagerazioni che se Tiziano non ha sfornato un capolavoro ci siamo comunque davvero vicini.
Il soggetto non è originale ma è quello che desideriamo che Sclavi ci metta davanti agli occhi come nei bei tempi che furono: in un'era caratterizzata da un Dylan sempre più alle prese con thriller gialli (Barbato) e giochini "trova-il-colpevole-prima-di-pagina-90" (Ruju), Sclavi ci mette ancora una volta di fronte a uno degli orrori più grandi dell'umanità: l'indifferenza, l'emarginazione, l'odio, la non-vita. L'empatia.
La sceneggiatura è magistrale —ogni singola battuta è studiata con cura e la storia è appassionante come raramente succede— e la trama si divide su tre livelli: i pensieri di Dylan, la vita di Marty e i delitti di Julian; livelli che alla fine coincideranno in uno unico, culminando in un finale veramente ardito.
Infatti, come nello scorso albo (L'assassino è tra noi, #243) ci troviamo di fronte ad un finale spiazzante, che mette in discussione tutto quanto detto in novanta pagine. Ma è un finale più positivo o più negativo di quanto immaginavamo? Voglio dire, è cosa peggiore che ci sia veramente un tale che uccide senza pietà o il fatto che chiunque, CHIUNQUE, anche un mansueto vecchietto come Marty, possa odiare, desiderare e immaginare la morte di qualcuno, volere vendetta sanguinaria e trarre godimento da ciò?
La verità è che questa seconda opzione è molto più terribile, è una sorta di disillusione totale verso il genere umano, una sorta di "bug" inserito in ognuno di noi dalle circostanze e dalle occasioni della vita, ma -diciamo così- il tessuto cerebrale umano è un campo fertilissimo per il seme dell'odio e della violenza.
Bentornato Tiz.
voto: 9
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